E’ sempre più frequente sentire parlare di scuola calcio e di settore calcistico giovanile. Scopri come capire se una scuola calcio è tecnicamente organizzata.

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Cos’è una scuola calcio?

E’ sempre più frequente sentire parlare di scuola calcio e di settore calcistico giovanile. Ma sempre con meno frequenza si pone l’attenzione su cosa è una scuola calcio e su quali dovrebbero essere gli obiettivi da perseguire. E quasi mai ci si chiede qual’é il punto di vista del genitore e dell’allievo.

Va evidenziato come il settore sportivo giovanile, dove la disciplina del calcio la “fa da padrona” vantando un numero di praticanti ben superiore a tutte le altre discipline, è un punto di partenza importante per la crescita e la formazione delle nuove generazioni.

Tornando all’interrogativo di “cos’è una scuola calcio” potremmo definirla come quel connubio di insegnamento dell’area didattica ed educativa che si pone come obiettivo il raggiungimento di:

Profilo didattico

  • insegnare le regole fondamentali del gioco del calcio;
  • trasmettere i principi fondamentali;
  • prendere confidenza con l’attrezzo di gioco strettamente correlato al divertimento.

Profilo educativo

  • l’area affettiva e di socializzazione;
  • la parte cognitiva;
  • l’area psicomotoria.

Detto ciò si può partire dall’assunto che la Scuola Calcio è un momento di crescita fondamentale sia per i futuri campioni di calcio sia per diventare degli adulti più consapevoli.

Com’è organizzata una scuola calcio?

Anche una scuola calcio, grande o piccola che sia, deve rispondere ad una organizzazione piramidale che non può prescindere dalla presenza di alcune figure fondamentali. Possono sembrare eccessive le presenze di alcune figure, ma non è così: ogni pedina è fondamentale per riuscire ad andare a dama.

Quali sono le figure tecniche di una scuola calcio?

Diverse sono le figure che compongono lo staff tecnico; adiamo dall’allenatore, dall’allenatore dei giovani portieri, al preparatore fisico motorio, all’arbitro dirigente, al responsabile tecnico. Ma vediamoli nel dettaglio.

Allenatore

L’allenatore è colui che ha la responsabilità della crescita tecnica del calciatore. Ma vista la giovane età degli allievi è preferibile definirlo “Formatore” i quanto partecipa alla crescita e allo sviluppo del giovane non solo sotto il profilo tecnico ma anche relazionale, psicomotorio e di socializzazione. I formatori, devono essere dotati di buona comunicabilità, di pazienza e di motivazione per seguire i bambini e la loro crescita.

L’attività da svolgere è prevalentemente a scopo ludico: il gioco è uno dei bisogni primari dei bambini, per aiutarli a relazionarsi con se stessi e con gli altri. Attraverso il gioco si forma la personalità, la collaborazione con i compagni, il rispetto degli avversari.

Non ci si improvvisa allenatori. Lo si diventa dopo un percorso fatto di formazione ed esperienza. Senza dimenticare il fatto che l’allenatore è un punto di riferimento ed un modello per tutti quei ragazzi lo incontreranno sul loro percorso di crescita. Quindi mai sottovalutare o ritenere ininfluente il proprio comportamento, il linguaggio usato e i toni utilizzati. Gli allievi sono come delle spugne. Assorbiranno e restituiranno.

Allenatore portieri

Allenatore dei portieri è il tecnico che cura la crescita degli allievi che hanno espresso il desiderio di giocare in porta. Ruolo che inizialmente può sembrare secondario, ma che in realtà risulta essere di primaria importanza. Il tecnico dei portieri organizza delle specifiche sezioni di allenamento affinché i giocatori possano apprendere le nozioni tecniche e una certa padronanza nello stare tra i pali. Nonché acquisire la fiducia in se stessi rafforzando al tempo stesso il carattere. Non va dimenticato il ruolo del portiere è quello più esposto, sia sotto il profilo emotivo che di pressione nel corso di un incontro. Per quanto riguarda il tecnico dei portieri valgono le stesse considerazioni descritte per l’allenatore.

Preparatore fisico motorio

Il Preparatore fisico motorio e il tecnico che si occupa, in un certo senso, della cura dell’atleta. Questo perché è la persona che avrà il compito di pianificare una preparazione fisico motoria per il gruppo. La preparazione fisico motoria, chiamata anche preparazione atletica, non è altro che la programmazione dell’allenamento volto a curare, gestire e potenziare le qualità fisiche, sia generali che specifiche, degli atleti che praticano un determinato sport.

Gli obiettivi prioritari di una buona preparazione atletica sono il raggiungimento di una condizione fisica ideale, di una buon mantenimento della stessa nel corso della stagione sportiva. Ma altra funzione della preparazione fisica e la prevenzione degli infortuni e la ripresa fisica post infortunio.

Va inoltre considerato che ogni disciplina sportiva ha una propria specifica preparazione atletica. Cos’ì come ogni atleta necessità di una preparazione fisica adattata in funzione della propria struttura fisica, dei propri tempi di adattamento e del genere.

Anche in questo caso non ci si improvvisa “Preparatore fisico motorio”, ma lo si diventa dopo anni di studi specifici come ad esempio il percorso di studi in Scienze Motorie che garantisce delle conoscenze elevate. In questo settore specifico l’improvvisazione può esporre l’atleta a rischi di infortunio anche molto gravi.

Arbitro dirigente

La figura del dirigente arbitro è presente oramai da qualche anno. Tale figura è stata introdotta in vi era una carenza di arbitri. Quindi, al fine di sopperire alla mancanza di arbitri federali e per “tagliare” gli elevati costi dell’attività di base, e permettere quindi lo svolgimento di tutte quelle gare per le quali non è possibile designare alcun arbitro, è stata introdotta la figura del dirigente arbitro conosciuto anche come Arbitro di BaseDirettore di gara di base.

Al fine di poter svolgere la funzione di dirigente arbitro è solamente necessario tesserarsi in una società di calcio come dirigente e chiedere di arbitrare le gare dove questa figura è richiesta. Sono comunque organizzati dalla FIGC e dagli enti vari corsi ottenere una qualificazione di  per Arbitro di Base o Direttore di gara di base.

Responsabile Tecnico

Anche la figura del Responsabile Tecnico della scuola calcio è molto importante. E’ su di esso che ricadono molte delle incombenze derivanti dalla gestione di una scuola calcio e soprattutto è parte importante della riuscita del progetto che la scuola calcio sta portando avanti.

Tra i compiti del responsabile tecnico troviamo:

  • Analisi degli spazi e delle attrezzature a disposizione e la loro gestione;
  • Analisi della composizione dell’organigramma tecnico e del loro coordinamento in accordo con la Società. Quindi personale tecnico qualificato, preparatori, allenatori di base, istruttori di scuola calcio;
  • Valutare il giusto rapporto che deve intercorrere tra gli allievi e gli struttori;
  • Valutare il programma tecnico e organizzativo della scuola calcio, differenziato per le diverse fasce d’età e che sia rispondente sotto il profilo tecnico che psicologico alle esigenze e bisogni dei giovani calciatori;
  • Verificare che vi sia corrispondenza tra la programmazione e della reale applicazione del programma tecnico;
  • Organizzare la partecipazione all’attività ufficiale della FIGC – SGS o degli Enti di Promozione Sportiva;
  • Svolgere la fondamentale azione di filtro tra le varie componenti (genitori, tecnici, società e allievi) sollecitando dei periodici momenti d’incontro.

Esistono dei specifici percorsi formativi per svolgere la funzione di Responsabile Tecnico che vengono periodicamente dalla FIGC e dagli Enti di Promozione Sportiva attraverso i quali gli interessati possono ottenere la relativa qualifica.

Quali altre figure compongono la scuola calcio?

Oltre allo “staff tecnico” una scuola calcio vede la presenza anche di altre figure come il dirigente accompagnatore, il medico e lo psicologo. Analizziamoli nel dettaglio.

Dirigente accompagnatore

Il dirigente accompagnatore corrisponde a quella figura che funge da collegamento e da filtro tra le varie relazioni che intercorrono tra le varie componenti della scuola calcio (ad esempio tra allenatore e genitori). Lavora in stretto contatto con il responsabile della Scuola Calcio e il responsabile tecnico, e supporta le attività di tipo logistico e organizzative. Anche questa figura, soprattutto con il proprio esempio, contribuisce al rafforzamento dei principi educativi della pratica sportiva.

Medico

La figura del medico può essere incardinata in una scuola calcio secondo due modalità: o viene inserito all’interno della società, come nel caso del medico sociale, o può esserci una collaborazione molto stretta con la formalizzazione di un accordo di collaborazione con un medico sportivo. Qualsiasi sia la formula adottata le funzioni del medico sono le medesime. Può partecipa alle riunioni societarie allo scopo di far accrescere le conoscenze sanitarie dei dirigenti e tecnici. Coordina e controlla l’effettiva effettuazione delle visite mediche di idoneità alla pratica sportiva. Monitorizza lo stato di salute dei giovani atleti per una effettiva tutela sanitaria relazionandosi con i genitori su eventuali problematiche riferite alla tutela della salute (prevenzione, igiene, alimentazione, uso ed abuso di farmaci).

Psicologo

Attiva le risorse di tutte le componenti presenti nella società migliorando le relazioni interpersonali. Crea un contesto collaborativo tra i componenti del gruppo per favorirne la formazione come persone e come atleti. Aiuta a migliorare il rapporto e la collaborazione tra gli istruttori dello stesso staff, tra istruttore ed allievo/atleta, tra istruttore e genitori. Programma le iniziative che tendono a migliorare l’ambiente psicosociale. Facilità la comunicazione affiancandosi nel compito ai dirigenti.

calcio femminile

Quale ruolo ricopre il genitore?

Anche il genitori è una presenza importante nel percorso di crescita sportiva del proprio figlio. Affinché l’esperienza sportiva possa essere positiva e formativa è fondamentale la collaborazione e la cooperazione tra tutte le figure adulte coinvolte. Spesso il genitore, anche inconsapevolmente, trasmette e trasferisce al proprio figlio aspettative e tensioni che hanno un impatto negativo sul bambino.

E’ di fondamentale importanza che il genitore nello sport dei propri figli svolga un ruolo di sostegno e di guida. Questo non significa sostituirsi all’allenatore, ma affiancarlo discretamente.

Bisogna fornire incoraggiamento e supporto, elementi necessari affinché il giovane si senta sicuro di poter “osare” senza vivere l’incubo del fallimento.

Questi elementi risultano essere essenziali nell’esperienza sportiva del giovane atleta, in mancanza dei quali la partecipazione potrebbe trasformarsi in una esperienza vissuta negativamente e fonte di frustrazione e ansia tali da portare il piccolo atleta all’abbandono sportivo.

Ma cosa si aspetta il bambino dalla scuola calcio?

Nella gestione di una scuola calcio risulta essere fondamentale osservare con gli “occhi del bambino”, avere una visione complessiva ed analizzare quelle che possono essere le aspettative primarie e quali siano i bisogni che si possono soddisfare attraverso la scuola calcio. Vediamo nel dettaglio:

Conoscenza. E’ il bisogno di conoscere se stessi e gli altri che ci porta a scrutare, a sperimentare diverse possibilità e ad escludere quelle inappropriate. Attraverso le regole del gioco imparano a rapportarsi ai coetanei, agli adulti di riferimento fuori dalla famiglia e a se stessi.

Autonomia. È un bisogno forte e naturale ma anche minato dalle emozioni dei genitori, che inconsciamente faticano ad accettare il distacco dai figli con serenità. Si tratta di un nomarla conflitto, esistente e insito nei bambini, fra il voler sperimentare il mondo e allo stesso tempo appagare i desideri dei genitori rimanendo in qualche modo dipendente da loro.

Stare insieme ai coetanei. Il percorso di crescita che avviene all’interno della Scuola Calcio tocca tutte le fasi della socializzazione dei bambini. Parte dall’egocentrismo, passa per l’incontro – scontro che caratterizza la relazione tra bambini e arriva al vissuto dei coetanei caratterizzato dal gruppo-squadra.

Sentirsi accolti. Per i bambini sono importanti le regole perché gli consentono di sentirsi integri e di formare i loro confini emotivi in modo efficace. Ma in primo luogo i bambini hanno bisogno di sentirsi accettati e amati per quello che sono.

Seguire le regole. Le regole sono importanti e apprenderle in un momento di gioco insieme agli altri diventa un modo per seguirle senza la costrizione che arriva dai genitori. Anche il rimprovero deve essere circoscritto a quello che “in quel momento” è stato fatto in modo sbagliato e mai alla persona.

Autostima. L’autostima può essere definita come la profonda accettazione di se stessi, credere e sapere di essere in grado di affrontare qualsiasi situazione ci si presenti di fronte e si sviluppa già nei primi anni di vita. Rivolgersi al bambino in termini positivi aiuta l’accrescimento dell’autostima.

Ricordiamoci che lo sport nei primi anni di vita aiuta il bambino ad:

Accettarsi per quello che si è anche se non sempre ci sentiamo accettati  o integrati all’interno di un gruppo;

Prefissarsi un obiettivo lontano, senza soffermarsi troppo sui successi e, sopratutto, sugli insuccessi;

Capire che lo sport da sempre soddisfazioni a prescindere dal risultato;

Imparare a rispettare gli avversari, ognuno di loro si sforza di dare il massimo e va rispettato. Lo sport non è odio verso il nostro avversario, è rispetto. Si deve essere rivali in campo e non fuori, lo sport deve servire anche a farsi degli amici.

Imparare ad essere obiettivi, in modo di affrontare lo sport con serenità;

Capire che vincere non è importante, ci sono altri valori molto più importanti nella vita.

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Patrizio Pompei

Patrizio Pompei

Presidente della ASD Hell Valley, istruttore di calcio e di tecnica calcistica individuale. Blogger in ambito sportivo